Professione bomber, cuore sassarese

Il doppio amore di Marzio Lepri: la Torres e la figlia del presidente

di Renzo Sanna

Signor Marzio, complimenti per il gol. E' un dolce tuffo nel passato quella frase, un'immersione che attraversa quattro decenni e si installa in un'epoca per lui e la Torres indimenticabile: gol ed emozioni in quantità in una città che pian piano ti sta adottando. No, davvero non si può dimenticare quel periodo. Nel frattempo l'edicolante quella frase la ripete, indicando la locandina del libro sui cent'anni della Torres, che fa bella mostra di sè‚ in mezza città: lui, il "signor Marzio", dopo aver rivissuto per una frazione di secondo la gloria effimera da re del gol, torna l'uomo timido e modesto che è sempre stato, butta un occhio distratto su quel gol al Cagliari e fa spallucce, fingendo di non riconoscersi. E' storia di questi giorni ma è uguale a tante altre. Non amava, Lepri, specchiarsi nelle lodi dei giornali, nè attendeva il voto in pagella del giorno dopo. La nemesi storica gli ha regalato un'edicola proprio di fronte al cancello della sua bella casa di Sant'Orsola, e ora una locandina grande così, ma lui non se ne cura.

Si cura poco di calcio, per dirla tutta, quest'omone che a 71 anni si permette il tennis e di un passato da atleta conserva nel fisico attuale più di un ricordo. La famiglia che si è fatto a Sassari è orientata da tempo verso il basket, ma il calcio rimane nelle centinaia di foto gelosamente custodite dalla signora Annalisa, nei ritagli di "Nuova Sardegna" conservati dalla figlia Alessandra, nelle conversazioni col vicino di casa, cognato ed ex compagno Umberto Serradimigni. Il pallone è soprattutto nel dna di quello che tanti definiscono "il più grande attaccante che la Torres abbia mai avuto", che è riuscito come pochi a entrare nel cuore dei sassaresi e nell'immaginario dei tifosi torresini di ogni generazione. Il pallone prende a conoscerlo da vicino in tempo di guerra a Terni, dove è nato, e dopo la fine del conflitto comincia a farsi notare. Gioca diversi campionati nella Ternana, che naviga tra la B e la C, ma si distingue soprattutto nella nazionale militare. In una gara con la maglia azzurra lo ammira Cassese, allenatore e scopritore di talenti: lo consiglia al presidente Maccari e il gioco è fatto. Non sarà una persona qualunque per Lepri Tonino Maccari, che rimane colpito, prima ancora di vederlo all'opera in campo, dal metro e ottanta del giovane ternano. Qualche anno dopo sposerà una delle figlie del presidente, la signora Annalisa per l'appunto, legando il suo destino a una Sassari che ama ormai carnalmente nonostante l'accento sia rimasto quello originale, l'unica traccia della gioventù nella verde Umbria. Eppure l'impatto non era stato dei migliori, in quella torrida estate del '54: "No, assolutamente - racconta -, volevo andare via il giorno dopo. Durante il viaggio in treno da Olbia il panorama mi spaventò, e anche le settimane seguenti furono dure. Poi, pian piano...". Pian piano si cala nell'ambiente e si trasforma, il giovane Lepri, nel vero senso del termine. Prima di tutto nel ruolo, poi anche in un particolare fisico: "Sono arrivato destro e diventato mancino. Colpa di un infortunio, credo un colpo ricevuto da un avversario: un muscolo della coscia destra mi si è praticamente spezzato, e allora ho imparato a calciare in porta col sinistro. Tutto sommato me la sono cavata bene". Gol e botte. E' ciò che più ricordano lui e soprattutto Annalisa. E' lei a tenere a mente il conto delle reti e dei punti di sutura: "Solo in faccia 54 - esclama sicura -, per non parlare delle gambe. Ogni domenica una ferita diversa. Colpa del fatto che in campo era un generoso, e allora i difensori provavano a fermarlo con i piedi, la testa i gomiti... Una sofferenza". Come quella volta, proprio dalle sue parti, che lo stopper del Foligno gli assestò una violenta pedata sul naso: "Non ricordo nulla _ racconta il bomber _, solo di essermi risvegliato in ospedale dopo dodici ore di coma. Mi hanno detto che mio fratello Adalberto ha saltato la recinzione e "abbattuto" chiunque gli si presentasse a tiro, poi mi ha preso di peso e portato via. Al ritorno, quelli del Foligno non hanno toccato palla". Lepri entusiasmava i tifosi proprio per la grande generosità e testardaggine, oltre che per la straordinaria propensione al gol. Nell'81, per festeggiare la Torres che aveva vinto il campionato, anche il Sant'Orsola basket, dove giocava Alessandra, fece all'Acquedotto il giro d'onore. Lui, nelle retrovie come dirigente, fu riconosciuto e applaudito come nessun altro. Arrossì imbarazzato ma salutò i tifosi. E un giorno, forse, racconterà all'edicolante quel gol al Cagliari.

 

© Renzo Sanna - Da La Nuova Sardegna, inserto "100 anni di Torres", 2003

Marzio Lepri ( Terni, 1931) è il miglior cannoniere torresino di tutti i tempi con 122 reti in 301 partite. Richiesto con insistenza da formazioni di serie superiore (tra cui il Cagliari), giurò eterna fedeltà alla maglia rossoblù. A lui sono legate alcune delle pagine più belle della storia della Torres. La più memorabile resta la vittoria per 2-1 sul Cagliari all'Acquedotto, il 4 marzo 1962, ottenuta grazie a una sua doppietta.

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